Pagina:Alessandro Fadelli, Pane nero come il carbone, 2006.djvu/7


PREMESSA


Per comprendere appieno le ragioni che portarono all’emigrazione di centinaia di Polcenighesi a Bottrop tra fine Ottocento e inizi Novecento è necessario compiere dapprima una breve indagine storica sulle condizioni di partenza, quelle per così dire “espulsive”, e poi su quelle “attrattive” esercitate allora dalla Germania. Come si vedrà meglio in seguito, la situazione socio-economica in quel periodo era infatti assai precaria per la maggioranza degli abitanti di Polcenigo, e non dava segnali di un possibile miglioramento, nemmeno su tempi lunghi; appariva cristallizzata in un “piccolo mondo antico”, intriso di miseria e di sofferenza, che i grandi e continui, ma lontanissimi, progressi dell’epoca parevano non riuscire a scalfire. Come sempre accade in questi casi, per tanti la soluzione migliore sembrò essere quella di lasciare, temporaneamente o definitivamente, “l’ingrata patria” per cercare altrove il sostentamento o la fortuna qui negati.

E uno di questi “altrove” - non l’unico, forse neppure il principale, ma sicuramente uno dei più importanti - fu l’allora remotissima Bottrop, che cercava manodopera per sostenere il suo rapidissimo sviluppo. Come sempre, come ora, da una parte del mondo c’erano uomini (e donne) disperati, senza (o con poco) lavoro e con molta fame, da un’altra parte c’era invece un bisogno quasi altrettanto disperato di uomini (e donne), o meglio delle loro braccia, per far decollare e poi sorreggere un’economia in crescita. Il “travaso di persone” - voluto, accettato, subito o contrastato avvenne, com’era prevedibile. Ma andiamo con ordine, iniziando dalla situazione di partenza.


POLCENIGO TRA FINE OTTOCENTO E INIZIO NOVECENTO


Polcenigo tra la fine dell’Ottocento e i primissimi anni del Novecento si presentava come un comune prevalentemente agricolo, piuttosto povero, in forte crescita demografica e con un’intensa emigrazione. Analizziamo brevemente quest’affermazione, scomponendola nelle sue parti.

La stragrande maggioranza dei Polcenighesi era allora occupata nei lavori agricoli e nell’allevamento. Parecchi erano i piccoli o piccolissimi proprietari terrieri, che coltivavano con l’aiuto dell’intera famiglia i loro campi a viti e a cereali, soprattutto mais e frumento, ma anche cereali minori come orzo, avena, segale e sorgorosso (detto anche “saggina”), per ricavarne il necessario per sfamarsi. Molti non possedevano campi, oppure ne avevano troppo pochi, o troppo poco produttivi, per poter sopravvivere: si veniva a creare così la larga schiera degli affittuari, di coloro i quali


5