Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 86 — |
supplichevole. Chi lo sa? Potrebbe questa esser l’ultima volta!
— Perchè queste tristi idee? disse Alvaro con dolcezza. La speranza non è ancor del tutto perduta.
— Che importa?... sclamò la giovane. Vi vidi testè da lungi passar sullo spianato, e ad ogni istante pareami che una saetta vi toccasse, vi ferisse, e...
— Come!... Aveste l’imprudenza di aprir la finestra?...
Il giovane voltossi, e raccapricciò vedendo la finestra semiaperta, crivellata all’esterno dalle saette dei selvaggi.
— Dio mio!... sclamò egli; perchè esponete così la vostra vita, Isabella?...
— Che val la mia vita ch’io abbia a conservarla? disse la giovane avvivandosi. Serba ella alcun piacere, alcuna buona ventura, per far che mi ci apprenda? A che servirebbe resistenza, se non fosse per soddisfare un impulso dell’anima nostra? La mia felicità è accompagnarvi cogli occhi e col pensiero. Se questa felicità deve costar la vita, sia pure!...
— Non parlate così, Isabella; che mi straziate l’anima.
— E come volete ch’io parli? Mentire è impossibile; dal dì che tradii il mio secreto, da schiavo ch’egli era, si è fatto signore, signore dispotico e assoluto. So che vi faccio soffrire...
— Non dissi mai una simil cosa!