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ardenti che tumultuavano nel suo cuore, gli fornirono quel delirio, che supplisce al valore nei casi estremi.

L’avventuriere strinse convulsivamente il capo del suo pugnale, e chiudendo gli occhi e dando un passo alla cieca, alzò la mano per vibrare il colpo.

Il fidalgo con un gesto nobile si slargò il giubbone e discoperse il petto; non un tremito benchè minimo agitò i muscoli del suo volto; la sua fronte alta serbò la stessa serenità, e il suo sguardo limpido e brillante non si intorbidò.

Tal era l’influsso magnetico esercitato da quel coraggio nobile e altiero, che il braccio di Loredano tremò, e la punta del ferro sfiorando la candida camicia del fidalgo, paralizzò le dita contratte dell’assassino.

Don Antonio sorrise disdegnosamente; e abbassando la mano chiusa sopra il capo di Loredano, lo rovesciò a’ suoi piedi come una massa bruta e inerte; colla punta del piede gli diede poscia una spinta nella fronte, e lo stese supino sul pavimento.

Il tonfo del corpo per terra risuonò nel mezzo di un silenzio profondo; tutti gli avventurieri, muti ed estatici, parevano cercar modo di ascondersi nel seno della terra.

— Abbassate le armi, sciagurati! Il ferro che ha da ferire il petto di don Antonio de Mariz, non sarà macchiato dalla mano codarda e traditora di vili assassini! Dio riserva una morte gloriosa a coloro che vissero una vita onorata.