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Dopo la partenza di Loredano e l’intrattenimento avuto con Alvaro, certo che la sua signora non correva il minor pericolo nella casa, e che i due complici di Loredano sarebbero come lui espulsi, l’Indiano ad altro non pensando che ad un assalto degli Aimorè, era partito immediatamente.

Il suo pensiero era stato di vedere se scopriva nelle vicinanze del Paquequer indizi del passaggio di alcuna tribù della grande razza guarany, cui egli apparteneva; sarebbe un amico e un alleato per don Antonio de Mariz.

L’odio inveterato che ci avea fra le tribù della gran razza e quel popolo degenerato degli Aimorè, giustificava la speranza di Pery; ma sventuratamente, quantunque avesse corso tutto il dì per la foresta, non incontrò il menomo vestigio di ciò che bramava.

Il fidalgo era quindi ridotto alle sole sue forze; ma ancorchè queste fossero scarse, l’Indiano non si scoraggiò; avea coscienza di sè, e sapea che in un caso estremo la sua devozione per Cecilia gli inspirerebbe il modo di salvar lei e tutto quanto ella amava.

Tornò a casa a notte fatta, e recossi da Alvaro; gli dimandò che cosa avea fatto dei due avventurieri; il cavaliere gli raccontò che don Antonio de Mariz ricusava di credere alla sua accusa.

In fatti il fidalgo leale, assuefatto al rispetto e alla fedeltà della sua gente, non ammetteva