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A poco a poco si riebbe dallo stupore che lo paralizzava, e volse lentamente attorno di sè alcune occhiate piene di spavento.

Nulla! Neppur un insetto pareva ridesto in quella profonda solitudine della notte, ove tutto dormiva, eccetto il delitto, la vera versiera della terra, il cattivo genio delle credenze dei nostri paesi.

Tutto era in calma; persino il vento pareva che si fosse ricoverato nel calice dei fiori, e addormentato in quella culla profumata come in un letto nuziale.

Loredano si riebbe dalla violenta scossa, che avea sofferta, fece un passo e si chinò sopra il letto.

Cecilia sognava in quell’istante.

Il suo viso rischiarossi d’un’espressione di gaudio angelico; la sua mano, che posava sul seno, si mosse coll’indolenza e la mollezza del sonno, e ricadde sopra le guancie.

La piccola croce di smalto, che avea al collo, e che erale rimasta fra le dita della mano, le sfiorò le labbra; una musica celeste ferì l’aere, come se Iddio avesse vibrato una delle corde della sua arpa eolia.

Fu da prima un sorriso che le aleggiò sulle labbra; dipoi il sorriso raccolse le sue ali e formò un bacio; alla fine il bacio si aperse a metà come un fiore, ed esalò un sospiro profumato.

— Pery!