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le emanazioni voluttuose di cui era pregna quell’atmosfera.
E la fanciulla sorrideva nel suo sonno, vaneggiando per avventura in alcun sogno grazioso, in alcuno di quei sogni azzurri, che Dio sparge come foglie di rosa sopra il letto delle vergini.
Era l’angelo in faccia del demonio; la donna in faccia del serpente; la virtù in faccia del vizio.
Loredano fece uno sforzo supremo, e passandosi la mano sugli occhi come per istrapparne una visione importuna, accostossi a un tavolino e accese una candela di cera color di rosa.
La camera, fin allora rischiarata soltanto da una piccola lampada collocata sopra un cantonale, illuminossi; e l’immagine graziosa di Cecilia apparve circondata da un’aureola.
Sentendo l’impressione della luce sopra gli occhi, la fanciulla fece un movimento, e volgendo un poco il viso dal lato opposto continuò il suo sonno, che neppur fu interrotto.
Loredano passò fra il letto e la parete, e potè allora contemplarla in tutta la sua venustà; non si ricordava più di nulla, avea dimenticato il mondo e il suo tesoro: non pensava più al ratto che stava per effettuare.
La tortorella, che dormiva sopra il cumò nel suo nido di cotone, rizzossi e agitò le ali; Loredano scosso da cotesto rumore s’avvide che già era tardi, e che non avea tempo da perdere.