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— No! balbettò egli, come vergognando di aver ceduto alla fatica. Pery si sente forte.
— Ma tu devi aver bisogno di riposo! È sì poco che ti addormentasti!
— Il giorno non tarda a raggiare; Pery deve vegliare sulla sua signora.
— E perchè la tua signora non veglierà anche sopra di te? Vuoi serbar tutto per te e non lasciar a lei neppure la gratitudine!
L’Indiano gettò uno sguardo pieno di ammirazione sulla fanciulla.
— Pery non comprende quello che tu dici. La tortorella, che attraversa la campagna e si sente affaticata, si ristora sull’ala del suo compagno ch’è più robusta; egli è che custodisce il suo nido nel tempo che dorme, che va a procacciarle l’alimento, che la difende e la protegge. Tu sei come la tortorella, signora.
Cecilia arrossì della comparazione ingenua del suo amico.
— E tu? dimandò ella confusa e tremante d’emozione.
— Pery... è tuo schiavo; rispose l’Indiano naturalmente.
La fanciulla scosse il capo con un’inflessione, graziosa:
— La tortorella non ha schiavi.
Gli occhi di Pery scintillarono; un’esclamazione partì dalle sue labbra:
— Tuo...
Cecilia col seno palpitante, le guancie vermiglie,