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Egli è che la rivelazione fisica, che avea illuminato il suo sguardo, non era se non il risultato di quell’altra rivelazione morale, che avea rischiarato il suo spirito; prima vedeva cogli occhi del corpo, adesso con quelli dell’anima.

Pery, che per un anno altro non era stato per lei che un amico devoto, apparivagli d’improvviso quale un eroe; nel seno della sua famiglia lo stimava, nel mezzo di quella solitudine l’ammirava.

Come quei quadri dei grandi pittori, che abbisognano di luce, di un fondo brillante e di semplici contorni, per mostrare la perfezione del colorito e la purezza del disegno, il selvaggio abbisognava del deserto per rivelarsi in tutto lo splendore della sua bellezza primitiva.

Nel mezzo di uomini inciviliti era un Indiano ignorante, nato da una razza barbarica, egualmente ripulsato dalla religione, dal colore e dalla civiltà, e riputato come un captivo. Ancorchè per Cecilia e don Antono fosse un amico, era soltanto un amico schiavo.

Qui però tutte quelle distinzioni sparivano; il figlio delle selve, tornando al seno della sua madre, ricuperava la libertà; era il re del deserto, il signor delle foreste, che dominava pel diritto della forza e dell’intelligenza.

Le alte montagne, le cateratte, i grandi fiumi, gli alberi secolari, le nuvole servivano di trono, di scettro e di sopraccielo a quel monarca delle selve, circondato di tutta la maestà e di tutto lo splendore della natura.