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nella sua devozione sublime un conforto al dolore e uno stimolo per trionfare d’ogni ostacolo.
Erano queste le emozioni che lo vincevano, anche dopo vinte; egli si accorse che i suoi muscoli d’acciaio, schiavi sommessi al suo menomo desiderio, si allentavano come la corda dell’arco dopo il combattimento.
Pensò che la sua signora avea bisogno di lui, e che dovea giovarsi di quei momenti in cui essa riposava, per chiedere al sonno nuovo vigore e nuove forze.
Guadagnò il mezzo del fiume, e scegliendo un luogo, ove non giungeva neppur un ramo d’albero di quei che cresceano lungo la riva, legò la piroga alle alghe che galleggiavano a fior d’acqua.
Tutto era queto; la terra giaceva alla distanza di molte braccia; perciò la sua signora poteva dormir senza pericolo sopra quel mobile campo, sotto l’azzurra volta del firmamento; le onde la dondolerebbero nella sua cuna, le stelle veglierebbero sopra il suo sonno.
Scevro d’inquietudine, Pery accostò il capo alla sponda della piroga: un momento appresso le sue palpebre intorpidite si chiusero poco a poco; il suo ultimo sguardo, quello sguardo vago e incerto che aleggia sulla pupilla già mezzo addormentata, vide disegnarsi nell’ombra una forma candida e graziosa, che si chinava dolcemente sopra di lui.
Non era un sogno quella vaga visione. Cecilia,