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innanzi ancora tanto lieta e felice; la partenza di don Diego e quel timor vago, incerto, che produce il pericolo quando si avvicina, il dubbio di un assalto dei selvaggi preoccupavano gli abitatori del Paquequer.

Gli avventurieri diretti da don Antonio facevano lavori di difesa, rendendo ancora più inaccessibile la roccia ov’era piantata la casa.

Gli uni costruivano palizzate all’ingiro dello spianato; gli altri trascinavano sul davanti della casa una colubrina, che il fidalgo per eccesso di cautela avea fatto venir da San Sebastiano due anni addietro.

Tutta la casa insomma presentava un aspetto marziale, come alla vigilia d’un combattimento; don Antonio prepara vasi a ricevere degnamente il nemico.

Solo in tanto trambusto una persona si serbava estranea a quello che succedeva; era Isabella, che non pensava che al suo amore.

Dopo quella confessione, strappata violentemente al suo cuore da una forza irresistibile, per un impulso di cui non sapea rendersi ragione, la povera fanciulla, quando si vide a notte sola nella sua camera, quasi venne meno per vergogna.

Ricordava le sue parole, e chiedeva a sè stessa come mai avesse avuto il coraggio di dir quello, che prima neppur il suo sguardo osava esprimere in silenzio.

Non le parea possibile di rivedere Alvaro, senza