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deva, il suo cuore lagrimava. Nel mezzo di quella splendida festa del sorgere del giorno, il suo dolore, solo, isolato, non trovava ove posarsi, e ripulsato dalla creazione tornava a ripremersi nel suo seno.
La giovane chinò il capo sulla spalla di sua cugina, e ascose il volto per non turbare la dolce serenità che spandevasi sul sembiante di lei.
Frattanto don Antonio volle verificare se i suoi sospetti della sera eran reali, e accertossi che i selvaggi aveano abbandonato il campo.
Ayres Gomes, accompagnato da mastro Nunes, osò perfino uscire di casa, e si accostò con cautela al luogo ove la sera innanzi gli Aimorè festeggiavano il sacrifizio di Pery.
Tutto era deserto e non vedeansi più nel campo quelle anfore di terra cotta, quei capi di venagione sospesi ai rami degli alberi, e quelle amache grossolane che indicavano la sosta di un’orda selvaggia.
Non ci avea dubbio; gli Aimorè eran partiti fin dalla sera innanzi, dopo sepolti i loro morti.
Lo scudiero tornò recando questa notizia al fidalgo, che raccolse meno favorevolmente di quello si aspettava; ignorava la causa di quella partenza repentina e ne diffidava.
In ciò non v’era di che maravigliarsi; don Antonio era uomo prudente e scôrto; la sua esperienza di quarant’anni l’avea reso sospettoso, e per cosa qualsiasi non volea dar a’ suoi una speranza che poscia fosse per isvanire.