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denti che scricchiolavano, i capelli ritti davangli un aspetto spaventevole.
— Il veleno!... gridarono pieni d’orrore gli spettatori di quella scena.
Cecilia fece uno sforzo straordinario, e lanciandosi verso l’Indiano procurò di ravvivarlo.
— Pery!... Pery!... balbettava la fanciulla scaldando fra le sue le mani gelate dell’amico.
— Pery sta per lasciarti per sempre, signora.
— No!... No!... sclamò la fanciulla fuori di sè. Non voglio che tu ci lasci!... Oh! tu sei cattivo! ben cattivo!... Se stimassi la tua signora, non l’abbandoneresti così!...
Le lagrime irroravano le guancie della fanciulla, che nella sua disperazione non sapeva che si dicesse. Erano parole interrotte, senza costrutto; ma che rivelavano la sua angoscia.
— Vuoi che Pery viva? disse l’Indiano con voce commossa.
— Sì!... rispose la fanciulla supplichevolmente. Voglio che tu viva.
— Pery vivrà!
L’Indiano fece uno sforzo supremo, e ridonando un po’ di elasticità alle sue membra intorpidite, lanciossi fuori della porta e disparve.
Tutte le persone presenti lo accompagnarono cogli occhi, e lo videro scendere nella valle e correndo guadagnar la foresta.
L’ultima parola proferita da lui avea per un momento restituita la speranza a don Antonio de Mariz; ma quasi subito il dubbio lo invase, e giudicò che l’Indiano si faceva illusione.