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tea indovinare di quai mezzi si servirebbe o pretenderebbe servirsi l’Indiano per adoperare quell’agente di distruzione.

— Finisci! disse don Antonio. In che modo adunque divisavi distruggere l’inimico?

— Pery avvelenò l’acqua che bevono i Bianchi, e il suo corpo, che dovea servir di pasto agli Aimorè!

Un grido di orrore accolse queste parole, proferite dall’Indiano in tuono semplice e naturale, come si trattasse di cosa volgare e indifferente.

Il disegno ordito da Pery per salvare i suoi amici si era adesso rivelato in tutta la sua sublime annegazione, e col corredo delle scene terribili e mostruose, che doveano accompagnare il suo compimento.

Affidato in quel veleno, conosciuto dagli Indiani sotto il nome di curarê, la cui composizione era un secreto di alcune tribù, Pery colla sua intelligenza e colla sua devozione avea scoperto un mezzo di vincere lui solo i nemici, ad onta del loro numero e della loro forza.

Sapeva la violenza e il pronto effetto di quell’arma, che suo padre aveagli affidata nell’ora della sua morte; sapeva che bastava una piccola parte di quella pasta giallognola per distruggere in poche ore l’organismo più forte e più robusto.

L’Indiano risolse quindi di giovarsi di quella potenza, che nella sua mano coraggiosa e destra convertivasi in strumento di salvezza, e diven-