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— Io ti amo!

Fu la frase che Alvaro lasciò cadere nella sua anima, e che la riempì tutta d’un effluvio celeste, d’un cantico divino, che risuonava nel suo orecchio e facea palpitare tutte le sue fibre.

Quando rivenne da quell’estasi, il giovane era già uscito dalla sala, e riunivasi ai suoi compagni pronti alla partenza.

Fu in questo punto che Cecilia, avvicinatasi imprudentemente alla palizzata, fece a Pery un cenno, con cui gli dicea di sperare.

Il piccolo drappello partì comandato da Alvaro e da Ayres Gomes, che da tre dì non lasciava il suo posto entro la sala d’armi del fidalgo.

Quando i bravi combattenti disparvero nella foresta, don Antonio de Mariz si raccolse colla sua famiglia nella sala, e seduto sulla sua poltrona attese tranquillamente.

Non mostrava la menoma tema di essere assalito dagli avventurieri in rivolta, distanti appena di pochi passi, e che non lascerebbero di giovarsi di un occasione tanto propizia.

Don Antonio stava a questo riguardo in una compiuta sicurezza; dopo chiuse le porte ed esaminato il polverino delle sue pistole, raccomandò il silenzio per poter sentire ogni minimo rumore.

Vigilante e attento, il fidalgo riflettea al tempo stesso sul fatto che allora accadeva, e che avea impressionato profondamente il suo animo.