Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 32 — |
— Io ti amo!
Fu la frase che Alvaro lasciò cadere nella sua anima, e che la riempì tutta d’un effluvio celeste, d’un cantico divino, che risuonava nel suo orecchio e facea palpitare tutte le sue fibre.
Quando rivenne da quell’estasi, il giovane era già uscito dalla sala, e riunivasi ai suoi compagni pronti alla partenza.
Fu in questo punto che Cecilia, avvicinatasi imprudentemente alla palizzata, fece a Pery un cenno, con cui gli dicea di sperare.
Il piccolo drappello partì comandato da Alvaro e da Ayres Gomes, che da tre dì non lasciava il suo posto entro la sala d’armi del fidalgo.
Quando i bravi combattenti disparvero nella foresta, don Antonio de Mariz si raccolse colla sua famiglia nella sala, e seduto sulla sua poltrona attese tranquillamente.
Non mostrava la menoma tema di essere assalito dagli avventurieri in rivolta, distanti appena di pochi passi, e che non lascerebbero di giovarsi di un occasione tanto propizia.
Don Antonio stava a questo riguardo in una compiuta sicurezza; dopo chiuse le porte ed esaminato il polverino delle sue pistole, raccomandò il silenzio per poter sentire ogni minimo rumore.
Vigilante e attento, il fidalgo riflettea al tempo stesso sul fatto che allora accadeva, e che avea impressionato profondamente il suo animo.