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vetrificata, pieno di vino di ananaz ancora spumante.
Il selvaggio vuotò d’un fiato l’aromatica bevanda, e addirizzando la sua alta corporatura gettò sopra il prigioniero un’occhiata superba:
— Guerriero goytacaz, tu sei forte e valente; la tua nazione è temuta in guerra. La nazione aimorè è forte tra le più forti, valente tra le più valenti. Tu vai a morire.
Il coro dei selvaggi rispose a questa specie di canto guerriero, che preludeva al tremendo sacrifizio.
Il vecchio continuò:
— Guerriero goytacaz, tu sei prigianiero; il tuo capo appartiene al guerriero aimorè; il tuo corpo ai figli della sua tribù; le tue viscere serviranno al banchetto della vendetta. Tu vai a morire.
Le grida dei selvaggi risposero di nuovo a questo cantico, che si prolungò per molto tempo, memorando i fatti gloriosi della gente aimorè, e le geste di valore del loro capo.
Nell’atto che il vecchio parlava, Pery lo ascoltava colla stessa calma e impassibilità; neppur uno dei muscoli del suo volto palesava la menoma emozione; il suo occhio limpido e sereno ora fissavasi sul volto del cacico, ora volgevasi pel campo esaminando gli apparecchi del sacrifizio.
Appena, chi lo avesse osservato, si sarebbe accorto che colle braccia incrociate, come stava,