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Era in buon punto.

Il vecchio cacico degli Aimorè avanzavasi contro di lui, squassando la sua immensa clava, irta di squame di pesci e denti di fiera: arma formidabile, che il suo braccio possente facea muovere colla leggerezza della freccia.

Gli occhi di Pery sfavillarono; addirizzando fieramente il suo corpo, fissò nel selvaggio quello sguardo sicuro e certo, che mai non lo ingannava.

Il vecchio accostandosi alzò la clava, e imprimendole un moto di rotazione stava per scagliarla addosso a Pery e abbatterlo; non vi sarìa nè spada nè spadone capace di resistere a tanto cozzo.

Quello che avvenne fu di tal rapidità, che non è possibile descriverlo; quando il braccio del vecchio aggirando la clava stava per vibrare il colpo, lo spadone di Pery lampeggiò nell’aria e schiantò il pugno del selvaggio: mano e clava rotolarono sul terreno.

Il vecchio selvaggio mandò fuori un bramito che fu ripercosso in lontananza dagli echi della foresta, e innalzando al cielo quel moncherino, ne sparse all’aria le goccie di sangue, che caddero sopra gli Aimorè, come scongiurandoli alla vendetta.

I guerrieri si lanciavano per vendicare il loro capo: ma un nuovo spettacolo appresentossi ai loro sguardi.

Pery, vincitore del cacico, diede un’occhiata