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cessivamente la stessa scossa, l’uno dopo l’altro interruppe di botto il suo lavoro, e chinando l’orecchio si pose ad ascoltare.
La fanciulla non origliava soltanto; portatasi lungi dal fumo, e di rincontro al vento che tirava in quell’istante, di tratto in tratto aspirava l’aria, con quella finezza di olfato con cui i cani fiutano la fiera.
Tutto ciò seguì rapidamente, senza che gli attori di questa scena avessero tampoco il tempo di scambiare un’osservazione e dire quel che pensavano.
Di repente l’Indiana mise fuori un grido; tutti si volsero dalla sua parte e la videro trepidante, allibita, appoggiarsi con una mano sopra l’omero del vecchio cacico, e coll’altra stesa nella direzione della foresta, che stava lì presso a due braccia, e serviva come di fondo al quadro.
Il vecchio rizzossi allora colla stessa calma feroce e sinistra; e impugnando la pesante mazza, che parea la clava d’un ciclope, la fece aggirare sul suo capo come un giunco; dipoi piantandola nel terreno e poggiandovisi sopra, aspettò.
Gli altri selvaggi armati dei loro archi, dei loro tronchi, specie di lunghe spade di legno che tagliavano come il ferro, collocaronsi a paro del vecchio, e pronti all’assalto aspettarono anch’essi.
Le donne si mescolarono coi guerrieri; i fanciulli, difesi dalla barriera formata dai petti dei combattenti, rimasero nel centro del campo.