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Egli aspirava quell’aroma inebriante, che facea dilatare il suo vasto petto, e dava alla sua fisonomia terribile un non so che di sensuale, che potrebbe chiamarsi la voluttà de’ suoi istinti da cannibale.

Avvolta dal denso fumo che si rinnovava attorno di lei, quella figura fantastica pareva alcun idolo selvaggio, alcuna divinità creata dal fanatismo di quei popoli ignoranti e barbari.

Di repente la piccola Indiana, che soffiava nelle bragie per far bruciare le foglie di tabacco, trasalì; alzò il capo e fissò gli occhi nel vecchio, come per interrogare la sua fisonomia.

Vedendolo calmo e impassibile, la fanciulla si inerpicò sulla spalla del selvaggio, e toccandolo lievemente nel capo, gli susurrò una parola all’orecchio.

Voltossi questi tranquillamente, e un riso sardonico mise a nudo i suoi denti: senza rispondere, obbligò l’Indiana a sedere di nuovo ed a continuare la sua occupazione.

Non era scorso che poco intervallo dopo questo piccolo accidente, quando la fanciulla trasalì un’altra volta; avea udito da presso lo stesso rumore sentito prima in distanza.

Nell’atto che, spaventata, cercava assicurarsi bene di quanto accadeva, uno dei selvaggi seduto in cerchio attorno al fuoco a lavorare, fece lo stesso movimento dell’Indiana e alzò la testa.

Come se un filo elettrico mettesse in comunicazione quella gente e imprimesse in tutti suc-