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non meno infelice, vissuto ahi forse troppo a lungo per vedere lo sperpero delle mie più care speranze! A tanto era serbata la mia canutezza!...

— Spero nel cielo che i vostri non saranno che vani fantasmi di un’immaginazione sbigottita.

— Io pur lo desidero, figlio mio, ma sento qui entro una voce, che mi parla un linguaggio affatto nuovo. Il cuore, per chi sa intenderlo, quante cose non gli rivela! In ogni caso non mi reputerò al tutto sventurato, se saprò che resta dietro di me chi avrà cura di far rivivere il mio nome e quello della mia progenie. Andate, don Diego, e disponetevi alla partenza...

In quel punto entrò Alvaro.

— Date ordine, Alvaro, disse il fidalgo, che da quest’istante nessuno dei miei compagni d’armi lasci la casa; due sentinelle restino di guardia in tutte le ore del giorno e della notte alla porta, ad impedire il passo e a vegliare che nessuno si accosti per di fuori. In breve io sarò con loro per cominciare gli apparecchi di difesa. Non dobbiamo lasciarci cogliere alla sprovveduta.

Impartendo questi ordini, don Antonio de Mariz già avea ricuperata l’antica fermezza dell’animo; non era più il padre di famiglia inquieto sulla sorte de’ suoi cari, ma il generale che risoluto e con calma mira da lungi l’appressarci della battaglia.

Alvaro trovò gli avventurieri non senza qualche angustia su quello che stava per succedere. Erano gente coraggiosa, indomita, pronta a met-