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un po’ di parete, e scoperse la trave che le serviva di sostegno.
— Ebbene?
— Non vi ha dubbio. Fra due ore vi do tutto bell’e fatto.
Quest’uomo, dopo la morte di Ruy Soeiro e Bento Sirnoes, era divenuto il braccio destro di Loredano; era il solo cui egli avea confidato il suo secreto, occulto per gli altri, in cui sospettava ancora l’influenza di don Antonio de Mariz.
Loredano lasciò l’avventuriere nel suo lavoro, e ritornò per la stessa via; giunto alla cucina, si sentì soffocato da un denso fumo che riempiva tutto lo stanzone. Gli avventurieri svegliati d’improvviso bestemmiavano contro l’autore di di quel malefizio, senza sapere chi egli si fosse.
Nel mentre Loredano in mezzo a loro si studiava di indagare la causa di quanto accadeva, l’uomo che avea lasciato di guardia comparve all’entrata dello stanzone.
Avea nella sua fisonomia un’espressione terribile di odio e al tempo stesso di spavento; gli si avvicinò d’un salto, e ponendogli le labbra all’orecchio, disse:
— Rinnegalo e sacrilego, ti concedo un’ora per consegnarti a don Antonio de Mariz, e ottenere da lui il nostro perdono e il tuo castigo. Se nol fai entro questo spazio di tempo, dovrai intendertela meco.
Loredano fece un gesto di rabbia; ma si contenne.