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la sua vita d’ogni giorno in mezzo ai boschi: non portava il minimo pericolo.
Eragli bastata la luce della sua facella, e il canto del cauam ch’egli imitava e che poc’anzi udimmo, per ischivare tutti gli animali velenosi che sono divorati da quell’uccello, e fuggono da lui e dal fuoco.
Con questo semplice spediente, di cui si giovano ordinariamente i selvaggi quando attraversano le foreste di notte, Pery era sceso a basso, ed era stato sì fortunato da trovare intricata nei rami di una campanella la cassettina di velluto scarlatto piena di gioie, che tosto indovinò esser l’oggetto datole da Alvaro.
Mise allora un grido di gioia, che Cecilia scambiò per un grido di dolore; così pure avea preso l’eco del precipizio per una voce cava e sorda.
Frattanto Cecilia, che non sapea comprendere come un uomo potesse passar in mezzo a tanti animali velenosi senza essere offeso, attribuì la salvezza dell’Indiano a un miracolo, e considerava quell’azione semplice e naturale come un eroismo ammirabile.
La sua gioia in veder Pery fuor d’ogni pericolo, e trovarsi fra le mani il dono di Alvaro, fu tale che dimenticò quanto era accaduto, e provò un piacere indicibile.
La cassettina contenea un semplice braccialetto di perle; ma erano del più puro smalto e bellissime; ben dimostravano che erano state scelte dall’occhio d’Alvaro e destinate al braccio di Cecilia.