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pronunciate da un uomo che soffriva; la voce gli giunse all’udito sorda e rauca.
— Sei ferito? dimandò con inquietudine.
Non udì più risposta; un grido acuto partì dal fondo dell’abisso, ed echeggiò per le roccie; dipoi il cauam cantò di nuovo, e un serpente a sonaglio sibilando orribilmente passò seguito da una nidiata di serpentelli.
Cecilia vacillò; e mandando un gemito profondo cadde svenuta contro il parapetto della finestra.
Un quarto d’ora appresso, allorchè la fanciulla aperse gli occhi, si vide dinanzi Pery che arrivava in quel punto, e presentavate sorridendo una cassettina di velluto scarlatto.
Senza curarsi della cassetta, Cecilia ancora spaventata dall’orribile spettacolo veduto, prese le mani dell’Indiano e gli domandò con ansietà:
— Non sei stato morsicato, Pery?... Non soffri?... dimmi!
L’Indiano guardolla maravigliato per l’affanno che vedea nel suo sembiante; e comprese l’emozione cui era in preda.
— Avesti paura, signora?
— Molto! sclamò la fanciulla.
L’Indiano sorrise.
— Pery è un selvaggio, figlio delle foreste; nacque nel deserto, in mezzo alle serpi; esse conoscono Pery e lo rispettano.
L’Indiano dicea il vero; quello che testò avea fatto, era la cosa più semplice del mondo; era