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ciò che volgeva nell’animo; senza poter indovinare in qual modo Cecilia avesse saputo che l’oggetto era caduto colaggiù, s’accorse che stava in affanno per esso.

Non facea mestieri di tanto per fare che l’Indiano tentasse ogni mezzo di ricondurre l’allegrezza sul bel viso di Cecilia: oltrechè già avea promesso ad Alvaro di addirizzar ogni cosa, come dicea nel suo semplice linguaggio.

Si avvicinò al fosso.

Una cortina di muschi e di campanelle, stendendosi sui margini di quel precipizio, ne copriva il dirupato; in cima eravi un tappeto di un bel verde ridente, su cui aleggiavano le farfalle dai vivaci colori; ma a basso vedeasi un fosso pieno di limo, ove la luce non arrivava.

Alle volte udiansi uscire dal fondo di quell’antro i sibili dei serpenti, i lai tristi di qualche uccello, che magnetizzato correva incontro alla morte; o il rumore di un piccolo sonaglio sopra il masso.

Quando il sole era nel suo apogeo, come allora, vedeansi fra l’erba, sopra il calice di una gran campanella rossa, gli occhi verdi di un serpente a sonaglio e le sue squamose spire d’un bel nero e vermiglio, che avvolgeansi al fusto di una pianta.

Pery poco si curava di cotesti inquilini del fosso, e dell’accoglienza che gli farebbero nella loro dimora; ciò che lo inquietava era la tema di non aver luce bastante nel fondo, colla quale