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la ripugnanza che provava pel selvaggio quando gli ordinò di rimanere, non si ricordò più dell’ingratitudine che commetteva, e non dissimulò più la sua tema o la sua avversione.
Quando l’Indiano le si avvicinava, mandava un grido di paura e lo fuggiva, o gl’ingiungeva di ritirarsi. Pery che già parlava e intendeva il portoghese, allontanavasi mesto e dimesso.
Non pertanto la sua devozione non ismentivasi; egli accompagnava don Antonio de Mariz nelle sue corriere, aiutavalo colla sua esperienza, guidavalo ai luoghi feraci di terreni auriferi o pietre preziose.
Di ritorno da coteste spedizioni, correa tutto il dì i boschi per procacciare un profumo, un fiore, un uccello, che recava al fidalgo chiedendogli che lo desse a Cecy; giacchè non ardiva più avvicinarsele, per tema di spiacerle.
Cecy era il nome che l’Indiano dava alla sua signora, dopo che eragli stato appreso che si chiamava Cecilia.
Un giorno la fanciulla udendo chiamarsi così da lui, e cogliendo un pretesto per adirarsi contro quest’umile schiavo, che obbediva al suo minimo cenno, lo riprese con asprezza:
— Perchè mi chiami Cecy?
L’Indiano sorrise tristamente.
— Non sai pronunziare Cecilia?
Pery pronunciò chiaramente il nome della fanciulla con tutte le sillabe; ciò era tanto più mirabile, in quanto che la sua lingua non avea quattro lettere, di cui una era la L.