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— Dunque vuoi rimanere decisamente?
— Sì; e siccome puoi giudicar che Pery non meriti la tua ospitalità, un albero della foresta gli servirà di ricovero.
— Oh! giammai: la mia casa è aperta per tutti, e specialmente per te, che sei amico e salvasti mia figlia. Tu mi offendi, Pery.
— No, Pery non ti offende: ma sa che ha la pelle color di terra.
— E il cuore d’oro.
Nell’atto che don Antonio continuava a insistere coll’Indiano per indurlo a partire, si sentì un canto monotono che usciva dalla foresta.
Pery tese l’orecchio, e scendendo lo spianato corse nella direzione ond’era mossa la voce, che cantava in quella cadenza triste e malinconica, particolare agli Indiani, la seguente aria in lingua guarany:
«La stella brillò; partimmo colla sera. Le aurette spirarono; ci sostennero sulle ali.
«La guerra ci menò lunge; vincemmo. La guerra finì; torniamo.
«Nella guerra i guerrieri combattono; vi ha sangue. Nella pace le donne lavorano; vi ha vino.
«La stella brillò; è ora di partire. Le aurette si mossero; è tempo di andare.»
La persona che modulava questa canzone selvaggia, era un’Indiana già attempata, che sorregevasi a un albero della foresta, e vedea per entro le frondi la scena che accadeva sullo spianato.