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le labbra; il suo amore avea bisogno di respirare, di espandersi, ancorchè dipoi il disprezzo o perfin l’odio venissero a ricalcarlo nel cuore.
— Prometteste di perdonarmi!... diss’ella in tuono supplichevole.
— Non ho nulla a perdonarvi, donna Isabella, rispose il giovane rialzandola; vi chieggo solo che più non parliamo di una simil cosa.
— Ebbene! Ascoltatemi un momento, un solo istante, e vi giuro, per la madre mia, che più non udrete una parola da me! Se lo volete, neppure vi guarderò in avvenire! Non ho bisogno di guardarvi per vedervi!
E accompagnò questo parlare con un gesto sublime di rassegnazione.
— Che desiderate da me? dimandò il giovane.
— Desidero che siate mio giudice. Dopo condannatemi; la pena, venendo da voi sarà per me un conforto. Me lo neghereste?
Alvaro si sentì commosso da quelle parole dette con un accento di profonda disperazione.
— Non commetteste un crimine, e quindi non avete bisogno di giudice; ma se volete un fratello per consolarvi, ne avete in me uno devoto e sincero.
— Un fratello!... sclamò la giovane. Sarebbe almeno un’affezione.
— È un’affezione calma e serena, che ne val bene un’altra, donna Isabella.
La giovane non rispose; capì il dolce rimprovero che ci avea in quelle parole; ma sen-