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sulla sua finestra; sperava che vedutolo il giorno appresso, Cecilia gli perdonerebbe il suo ardimento, e lo conserverebbe.
In Pery quel sentimento era un culto, una specie di fanatica idolatria, in cui non entrava un solo pensiero di egoismo; amava Cecilia, non per provare un piacere o aver una soddisfazione, ma per dedicarsi interamente a lei, per adempiere al minimo dei suoi desideri, per evitare che la fanciulla immaginasse qualche cosa, che non fosse tosto una realtà.
E ben diverso dagli altri, egli ancor non si fermava qui: non turbato da rivalità di sorta o da speranza lusingato, affrontava la morte unicamente per vedere se Cecilia era allegra, contenta e felice, e se desiderava qualche cosa, che egli indovinerebbe dal suo volto, e andrebbe a procacciare in quella stessa notte, in quello stesso istante.
Di tal modo l’amore trasformavasi interamente in quelle tempre, e rappresentava tre sentimenti ben distinti; in uno era folia, nell’altro passione, nel terzo religione.
Loredano desiderava; Alvaro amava; Pery adorava. L’avventuriere avrebbe dato la vita per il godimento; il cavaliere avrebbe affrontato la morte per meritarsi uno sguardo; il selvaggio si sarebbe ucciso, se fosse stato mestieri, solo per far sorridere Cecilia.
Intanto nessuno di questi tre uomini potea toccare alla finestra della fanciulla, senza correre