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il moschetto sopra l’abisso, e con un colpo salutò il tramonto.
Era notte.
Tutti si alzarono; gli avventurieri, fatto il saluto, presero a ritirarsi poco a poco.
Cecilia offerse la fronte al bacio di suo padre e di sua madre, e fece una graziosa riverenza a suo fratello e ad Alvaro.
Isabella sfiorò colle labbra la mano di suo zio, e inchinossi in faccia di donna Lauriana, per ricevere una benedizione lanciata col sussiego e l’alterigia di un abbate.
Dipoi la famiglia, raccoltasi vicino alla porta, si dispose a passare una di quelle corte serate, che precedevano altre volte la semplice ma succolenta cena.
Alvaro, per essere quello il primo dì del suo arrivo, fu invitato dal vecchio fidalgo a prender parte a quella refezione di famiglia, gentilezza che fu da lui accolta come un immenso favore.
Ciò che spiegava quell’aggradimento e quel valore dato a un convito tanto semplice, era il regime casalingo, che donna Lauriana avea stabilito nella sua abitazione.
Gli avventurieri e i loro capi viveano in una parte della casa separata affatto dalla famiglia; durante il dì correano i boschi, e si occupavano nella caccia o in vari lavori di cordami e di tarsia.
Era soltanto nell’ora della preghiera che riunivansi un momento sullo spianato, ove pure recavansi, quando il tempo era buono, le signore per fare l’orazione della sera.