Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 51 — |
vi rispettano, vi temono, e non ardirebbero assalirvi.
— Dico che t’inganni, o piuttosto che procuri ingannarmi.
— Non sono capace di tal cosa, signor cavaliere!
— Conosci al pari di me, Ayres, il carattere di cotesti selvaggi; sai che la loro passione dominante è la vendetta, e che per essa sacrificano tutto, la vita e la libertà.
— Non lo nego, rispose lo scudiero.
— Essi mi temono, tu dici; ma dal momento che si credessero offesi da me, tutto soffrirebbero per vendicarsi.
— Avete più esperienza di me, signor cavaliere; ma prego Dio che v’inganniate.
Giunti sull’orlo dello spianato e voltandosi per continuare il loro passeggio, don Antonio de Mariz e il suo scudiero videro un giovane cavaliere, che attraversava lo spazio in faccia alla casa.
— Lasciami, disse il fidalgo ad Ayres Gomes; e pensa a quello che ti ho detto: che in ogni caso siamo apparecchiati a riceverli.
— Se verranno! soggiunse il pertinace scudiere, appartandosi.
— Don Antonio si avviò lentamente verso il giovane.
Vedendo suo padre che si accostava, don Diego de Mariz levossi, e scoprendosi, lo aspettò in un’attitudine rispettosa.