Pagina:Alencar - Il guarany, I-II, 1864.djvu/64


— 46 —

— Andiamo a dormire, diss’ella alla bestiuola con quelle paroline tronche per vezzi, con cui le madri sogliono favellare ai pargoletti di fresco nati: tu hai sonno, non è vero?

E lasciando la cugina un momento sola nel giardino, andò a ricoverare i suoi due compagni di solitudine, con tanta tenerezza e tanta sollecitudine, che ben appariva la copia di sentimento che albergava nel fondo di quel cuore, ascosa dalla grazia infantile del suo spirito.

In quell’istante si udì il rumore di una torma di bestie vicino alla casa; donna Isabella gettò gli occhi sulla riva del fiume, e vide un drappello di cavalieri, che entrava nella piccola valle.

Mandò un grido di meraviglia, di allegrezza e di affanno al tempo stesso.

— Che è? dimandò Cecilia correndo all’incontro della sua cugina.

— Sai chi è arrivato?

— Chi?

— Il signor Alvaro e gli altri.

— Ah!... sclamò la fanciulla arrossendo.

— Non trovi che tornano molto presto? dimandò Isabella, senza badare al turbamento di sua cugina.

— Molto; che sia accaduta qualche disgrazia!

— Soli diciannove giorni... disse Isabella macchinalmente.

— Contasti i giorni?

— È presto fatto! rispose la fanciulla arros-