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— Ma bada; mi viene in capo una cosa.

— Quale? dimandò donna Isabella.

— Ch’io sarò la sorella più vecchia.

— Ancorchè sii più giovane?...

— Non imporla! Come sorella più vecchia, mi devi tu obbedire?

— Certamente; rispose la cugina, senza poter lasciar di sorridere.

— Ebbene! sclamò Cecilia baciandola in volto, non ti voglio veder mesta, hai inteso? Altrimenti vado in collera.

— E tu non eri mesta poc’anzi?

— Oh! già ogni mestizia è svanita! disse la fanciulla balzando lievemente dall’amaca.

Infatti quel dolce languore, ond’era stata presa poco prima, vaneggiando sopra un infinito numero di oggetti, erasi dileguato per intiero: la sua indole giovanile, gaia e festevole avea ceduto per un istante a quell’ambascia, ma facea di nuovo ritorno.

Era adesso come sempre una fanciulla di buon umore e faceta, spirante tutta quella grazia, mista di innocenza e spensieratezza, propria di chi vive all’aperto in mezzo ai campi.

Levandosi in piedi, essa contrasse le labbra vermiglie a guisa di un bottone di rosa, e imitò con una grazia incantevole la dolce garrulità della jurity; e immediatamente una tortorella saltò dai rami dell’acazia, e venne a posarsi sul suo seno, ebbra di piacere al contatto della manina che accarezzava la sua morbida piuma.