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— E da che il sole è alto che dormi, non è così? dimandò l’altra scherzando.
— No, non ho dormito neanco un istante; ma non so quello che mi abbia oggi, che mi sento malinconica.
— Malinconica! tu, Cecilia, nol credo; sarebbe più facile che non cantassero gli uccelli al nascere del sole.
— Dunque non vuoi crederlo!
— Ma vien qua! Per qual ragione hai da esser mesta tu, che per tutto l’anno vivi in un continuo sorriso, tu che sei lieta e scherzosa come un uccellino?
— Eppure è così! Tutto viene a noia in questo mondo.
— Ah! comprendo! Sei infastidita di vivere qui in questi eremi.
— Al contrario, sono tanto assuefatta a vedere questi alberi, questo fiume, questi monti, che li amo, come se mi avessero visto nascere.
— Dunque che è mai che ti rende mesta?
— Nol so; mi manca qualche cosa.
— Non veggo quello che possa essere. Sì! l’indovino!
— Che cosa indovini? domandò Cecilia maravigliata.
— Oh bella! quello che ti manca.
— Se io stessa nol so! disse la fanciulla sorridendo.
— Mira, rispose Isabella; quivi è la tua tortorella, che attende che la chiami, e il tuo ca-