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di un largo pugnale che teneva alla cintola: ma al punto medesimo represse questo moto, e riprese la sua consueta bonomia.
— Avete voglia di scherzare, signor cavaliere?...
— V’ingannate, disse il giovane pungendo il suo cavallo e accostandosi a Loredano, vi parlo sul serio; siete un’infame spia! Ma giuro al cielo, che alla prima parola che proferite, vi spacco la testa come ad una serpe velenosa.
La fisonomia di Loredano non alterossi, ma conservò la stessa impassibilità; appena la sua aria d’indifferenza e sarcasmo fu velata da un’espressione di energia e tristizia, che diè risalto ai suoi vigorosi lineamenti.
Gittando un’occhiata feroce sopra il cavaliere, e stringendogli il braccio, rispose:
— Giacchè prendete la cosa in questo modo, signor Alvaro de Sà, permettete che vi dica che a voi non s’appartiene minacciare; fra noi due, dovete sapere a chi tocca di aver timore!...
— Dimenticate a cui favellate? disse il giovane fieramente.
— No, signore, mi ricordo di tutto; mi ricordo che siete mio superiore, ed altresì (aggiunse con voce sorda) che posseggo il vostro secreto.
E frenando il cavallo, l’avventuriere lasciò che Alvaro proseguisse da solo nella fronte, e mescolossi co’ suoi compagni.
La piccola cavalcata continuò il suo corso traverso il bosco, e avvicinossi a uno di quei vani delle foreste vergini, che somigliano a un gran tempio di verzura.