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rava dai somieri, i due pedoni, per non perder cammino, montavano in groppa alle bestie, e guadagnavano di nuovo il dinanzi.
A que’ dì davasi il nome di bandiere a quelle carovane di avventurieri, che s’internavano nei deserti del Brasile in busca d’oro, di brillanti e smeraldi, o per iscoprire fiumi e terre ancora sconosciute.
Quella che ora costeggiava la sponda del Parahyba era di questa specie; e tornava dal Rio de Janeiro, ove era stata a vendere i prodotti della sua spedizione nei terreni auriferi.
In una di quelle congiunture che i cavalieri si accostavano ai somieri, di pochi passi più innanzi, un giovane di vent’otto anni, di bell’apparenza, e che marciava alla testa del drappello maneggiando il suo cavallo con molto garbo e gentilezza, ruppe il silenzio generale.
— Andiamo, buona gente! diss’egli con aria allegra ai pedoni; un po’ di buon volere, e arriveremo per tempo. Non ci restano che quattro leghe!
Uno dei cavalieri, all’udire queste parole, diè di sprone al suo cavallo, e avanzando di alcune braccia si collocò allato al giovane.
— A quanto pare, avete fretta di giunger presto, signor Alvaro de Sà? diss’egli accentuando un poco queste ultime parole, e lasciando trasparire un mezzo sorriso, la cui espressione di ironia era dissimulata da una benevolenza sospetta.