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periorità morale, che l’intelligenza e il coraggio esercitano sopra le moltitudini.
Per don Antonio e i suoi compagni, che gli avean giurato fedeltà, questa regione del Brasile, questo pezzo di deserto, non era se non un frammento del Portogallo libero, della loro patria primitiva; quivi solo riconosceasi come re il duca di Braganza, legittimo erede della corona; e quando si facevano scorrere le cortine del seggiolone della sala, le armi che si vedevano, erano quelle del Portogallo, al cui cospetto tutte le fronti si chinavano.
Don Antonio avea adempito al suo giuramento di vassallo leale; e colla coscienza sicura di aver fatto il proprio dovere, colla soddisfazione che infonde negli uomini il comando assoluto, ancorchè in un deserto, attorniato da’ suoi compagni, che considerava come amici, vivea felice in seno della sua famigliuola, che non contava più di quattro persone.
Queste erano: donna Lauriana, sua moglie, dama paolista, imbevuta di tutti i pregiudizi della nobiltà e di tutti gli abusi religiosi di quel tempo; in fondo di buon cuore, benchè un poco egoista; ma non tanto che non fosse capace di un atto di generosità.
Don Diego de Mariz, suo figlio, che dovea più tardi continuare la professione del padre e succedergli in tutti gli onori e privilegi; ancor adolescente, nel vigor dell’età, era allora quasi sempre assente, e si occupava in correrie, o dimorava nella città del Rio de Janeiro.