Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 147 — |
moes cominciò a tremar di piacere, di stupore e di meraviglia.
Un momento dopo Loredano stese la mano sopra la carta collocata nel mezzo del gruppo; i suoi occhi presero una espressione solenne.
— Ora, diss’egli colla sua voce sonora, ora che avete la ricchezza e il potere alla tirata della mano, giurate che il vostro braccio non tremerà al presentarsi dell’occasione; che obbedirete al mio gesto, alla mia parola, come alla legge del destino.
— Lo giuriamo!
— Sono stanco di attendere e determinato a giovarmi della prima congiuntura. A me, come capo, disse Loredano con un sorriso diabolico, dovrebbe appartenere don Antonio de Mariz; io ve lo cedo, Ruy Soeiro. Bento Simoes avrà cura dello scudiero. Io reclamo per me Alvaro de Sà, il nobile cavaliere.
— Ayres Gomes va a trovarsi in una bella danza! disse Bento Simoes con aria marziale.
— Gli altri, se ci daranno briga, verranno appresso; se ci seconderanno, saranno i ben venuti. Solo vi avverto che colui che toccherà la soglia della porta della figlia di don Antonio de Mariz, è un uomo morto; questa è la mia parte del bottino! È la parte del leone!
In quel momento si udì un rumore, come d’un’agitazione di foglie.
Gli avventurieri non ci badarono, e l’attribuirono al vento.