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La fanciulla gli passò tremante dinanzi, e entrò nella camera di sua cugina.
Cecilia, scorgendo Isabella, arrossì e non osò alzare gli occhi per quello che avea veduto e udito; per la prima volta l’innocente fanciulla si avvide che eravi nella sua pura affezione qualche cosa che si ascondeva agli occhi degli altri.
Isabella, entrando nella camera di sua cugina, a cui fu attirata da un sentimento irresistibile, si pentì tosto di averlo fatto; il turbamento che provava era sì grande, che temè di tradirsi; accostassi al letto rimpetto a Cecilia, muta e cogli occhi rivolti al suolo.
In questo modo scorse un lungo intervallo; dipoi le due fanciulle quasi al tempo stesso alzarono il capo, gettando uno sguardo sulla finestra; i loro occhi s’incontrarono, e ambedue arrossirono ancora più.
Cecilia stancossi di rimanere in quello stato; la fanciulla gaia e faceta, che conservava in un cantuccio del cuore, sotto il riso e le grazie, il germe di quella fermezza di carattere, che era propria di suo padre, si sentì offesa in vedersi obbligata ad arrossar di vergogna avanti un’altra persona come se avesse commesso un fallo.
Si rivestì di coraggio, e prese una risoluzione, la cui energia si disegnò in un moto impercettibile dei sopraccigli, che inarcandosi si toccarono un istante.
— Isabella, aprimi questa finestra.