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nestre aperte, per accogliere l’aria pura del mattino e le salubri emanazioni dei campi; un lieve pennacchio di fumo bianchiccio coronava la rocca del cammino, annunciando che i lavori casalinghi aveano cominciato.
Di repente si udì un grido nell’interno dell’abitazione; tutte le porte e le finestre della casa si chiusero con uno strepito e una prontezza, che maggiori non sarebbero stati, se un nemico l’avesse sorpresa d’assalto.
Pel vano di una finestra semiaperta apparve il volto di donna Lauriana, pallida e co’ capelli sparsi, ossia non crespati, indizio questo di caso straordinario.
— Ayres Gomes!... Lo scudiero!... Chiamate Ayres Gomes! Che venga tosto! gridò la dama.
La finestra si chiuse di nuovo col ferretto.
Il personaggio, che già conosciamo, poco tardò a comparire, e attraversando lo spianato avviossi alla casa, senza comprendere la ragione perchè in quell’ora, col sole già alto, tutta l’abitazione paresse ancora immersa nel sonno.
— Mi faceste chiamare! diss’egli accostandosi alla finestra.
— Sì; siete armato? domandò donna Lauriana dietro la porta.
— Ho la mia spada; ma che novità è questa?
La fisonomia scomposta di donna Lauriana apparve di nuovo nel vano della finestra.
— La tigre!... Ayres Gomes! La tigre!...
Lo scudiero fece un salto mostruoso, stimando