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Ma allora si ricordò di Cecilia, della sua signora che dovea vendicare, e per cui dovea vivere onde salvarla e vegliar sovr’essa.

Fece uno sforzo supremo, e contraendosi, pervenne a rialzarsi; fece alcuni passi brancolando, aggirossi nell’aria, e battè contro un albero, a cui si abbracciò convulsivamente.

Era una cabuiba1 altissima, che s’innalzava dal fondo della foresta, e dal cui tronco cenerognolo gemeva una resina color di opala, che si liquefaceva in olio.

Il soave aroma che esalava da quelle gocciole, fece aprire all’Indiano gli occhi semispenti, che si illuminarono di un raggio di felicità.

Applicò ardentemente le labbra al tronco, e sorbì una di quelle lacrime, che cadde nel suo seno come un balsamo potente.

Si sentì rivivere.

Stese l’olio sopra la ferita, stagnò il sangue e respirò.

Era salvo.



  1. La cabuiba, il Balsamum Peruvianum di Pison, distilla un liquore citrino, di un odore gradevole, che dicono miracoloso per la cura delle ferite recenti.