Misera! avverte disperatamente
Che à fallita la via. Per ogni verso
Del Sabbioso orizzonte agita i passi;
Ma non è loco dove spunti un gramo
Cespo di palma; ma non è fontana
Che ne tempri la sete. È consumato
Il sottile vïatico dell’onda;
E batte a piombo sugli afflitti capi
L’implacabile sole. I moribondi
Si raccolgono allor; senton la tetra
Ora del fato; e assisi in cerchio, avvolti
Nei candidi mantelli, alzano un roco
Canto di esequie e spirano. L’immonda
Iena fiutando accorre all’esecrato
Banchetto; il vento ne dibatte e frange
Gli scheletri lucenti, e alfine il nembo
Mesce a la vecchia la novella polve.
Così sparîro antiche stirpi, niuna
Lasciando ai vivi ereditate; e spesso
Con loro iva in dileguo il benedetto
Lume d’alcuna verità scoverta;
Sì che per molto secolo i venturi
Brancolarono al buio a ricercarla,
E brancolano ancor. Però che ancora
Sotto il nobile ciel de la Scïenza
Splendono pochi Veri: e tal che parve
Per lungo tempo astro sicuro, ad una
Nuvoletta di dubbio è dileguato.
Tumultuando poi discende e sale
Per le zone serene un’incessante
Fatuità di fuggitive stelle
Che la pupilla abbagliano, create
Da la mortale fantasia superba.