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le prime storie. 53

A qualche stella liberal di guida,
L’onda solcâr d’incognite marine,
Sfidâr nuotando le corsie di fiumi
Innominati; scrissero con l’orma
Del piè fugace su le intatte nevi
Il passaggio dei monti; impazïenti
Di requie sempre da Babele a Menfi,
Dall’Acropoli a Roma eglino fûro.
E insiem con essi givano consorti
I Penati custodi, e la fedele
Sapïenza degli avi, e le sementi
Nel chiuso dei materni orti raccolte,
Mèssi feconde di venturi campi;
E l’ordine de’ passi accompagnando
Lungo il vïaggio, ripetean le sacre
Cadenze e i cori di natie canzoni;
E a la porta de gli ospiti seduti
Dissero i fasti di città rimote.

     Ma non tutti durâr quel turbinoso
Indefesso andamento; e non a tutti
Arrise il ciel perennità di vita
Rinverginata con fedel vicenda;
Ma come egli ebbe l’opera compita
Onde l’avea predestinato Iddio,
Qualche popolo stette, e solitario
Si riposò, come stanca persona,
Le nude ossa lasciando entro una valle
D’espiazïone, e dileguò silente,
Quasi vapor che nevica sul mare.

     Così talora un’araba famiglia
Solca il deserto, e dopo giorni e notti