E lo coglie il desío dell’avventura;
E col frugal viatico s’affida
Del suo camello pazïente al lombi;
E via pei solchi radïanti anela
A la scoperta di rimote oási.
Ode il bramito de’ sciacali; freme
Al tintinnire di serpenti novi,
E si disseta a limpide fontane
Indelibate ancor e custodite
Dall’odorosa ombría de le siringhe.
Poi quando vecchio al limitar si assise
De la nomade tenda, ai curïosi
Nipoti in cerchio raccontò frequente
Le maraviglie de le corse terre.
Si squarcia il nembo, su l’eccelse vette
Fiocca la nove, su le coste scende
Ruinosa la pioggia; a cento a cento
Balzan torrenti, e ne la lor rapina
L’onda turbata del soggetto lago
Flagellano cogli arbori divelti
A le verdi eminenze. E poi che riede
L’aura pacificata, un Caïnita
Fantastico riguarda a tanto d’acque
Impedimento, che gl’invidia il tócco
De le opposte riviere. E come scorge
Agili i tronchi galleggiar su l’onda,
Con la scïenza del vogante cigno
Sale sovr’essi e naviga. E nell’acre
Voluttà del periglio egli prelude
A le fenicie antenne, all’ardimento
Che di pirata in re mutò il Normanno,
Al sangue reo de la Meloria, al lampo