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un’ora della mia giovinezza. 17

Turbamento di un popolo, che l’ore
Presènte estreme e il fato; e gli animosi
Suoi cavalieri promettean sull’are
D’ir per la terra, Annibali raminghi,
Odio accattando contro a la feroce
Roma dell’Orsa.
                              Io non sapeva allora
Quella tanta agonia; ma vôlto il guardo
In parte, dove olezzano i serpilli
De le lessinie praterie,9 vedea
Salir del ciel per gl’inquïeti azzurri
Una corrusca nuvola, simíle
A riflesso d’incendio; e in mezzo ad essa
Azzuffarsi due croci, e quella greca
Trïonfar la latina. Ed una voce
Mi uscía dal core, che diceva: Prega,
Perocchè là in quel canto de la terra
Avvien per fermo qualche gran sventura.


VII.

     Ed io pregai. Sorgea d’accanto a un ponte
Una recente lapida a ricordo
D’una povera uccisa.10 Ivi ristetti
Pregando come se tacitamente
Quella sepolta mi facesse invito.
Già ne sapea l’istoria. Eran più lune,
Vivea colà sull’alto de la Chiusa
Benedetta di grazie una fanciulla.
Tre volte eventi, dacch’ell’era nata,
La rondin venne a compiere le nozze
Alla cornice della sua finestra.