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un’ora della mia giovinezza. 15

Che costeggiavan la deserta via,
Pendean dipinte in porpora le bacche,
Simili a gocce di recente sangue
D’assassinato vïandante; e quella
Che mi fería da lunge, ultima strofa
Di canzone alemanna, entro il profondo
Del cor scendeva a suscitar faville
D’ira e torvi fantasimi. E siccome
Scocca pensiero da pensier, volando
Più de la luce; io mi trovai d’un tratto
Sotto il Ciel di Copernico, sul piano
Dei Jagelloni, su la eroica terra
Di Sobieski a que’ giorni vïolata
Dai cavalli d’Ucrania e da le fruste
Dei selvatici Etmani.4 Ivi a le sponde
Dei litüani laghi, e sovra il campo,
Libero ancora di Varsavia, vidi
Guizzar le nude sciabole di cento
Drappelli e gli elmi, perocchè volgea
Quell’ora di funèbre ira di Dio,
Che la polacca Vergine, costretta
In terribil amplesso da un selvaggio
Bello superbo e incoronato Scita,
Si dibatteva disperatamente.5
Povera grande! Allor che in mille chiese
Di questa Europa ingenerosa, un giorno,
S’inalberâr su la riversa croce
Le verdi insegne d’Ottomano, e il capo
Stellato di Maria fu ricoperto
Di scherno; e le giannizzere cavalle
Cibâr l’avena nell’avel dei Santi;
Quando una lunga notte ormai su i nostri
Regni pareva ricader solcata