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un’ora della mia giovinezza. |
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Di sotto alle divine ali raccolse
Quello infelice popolo di morti.
VI.
Già il firmamento si fioría di stelle;
E il ritorno chiedeami irrequïeto
Con la zampa il destrier. E più di pria
Visibilmente mi batteva il core
Concitato. Una lagrima brillava
Sulle allentate redini, nè mia
La sapeva. Era forse uno dei primi
Momenti arcani, quando Iddio col pianto
E col viril martello del dolore
Tempra l’acciar dell’anime. Di fosco
Più si tingeano le crescenti nubi
De’ miei pensier. Nè ancor sapea che in grembo
A quel turbin d’idee si racchiudesse
Il gentil lampo della Musa. Ancora
Io l’ignorava, o Vergine severa.
La irrefrenabil fantasia sconvolti
Vedea gli aspetti delle cose; e dentro
Pungeami un senso d’infantil paüra
Che ben sentia degnissima di riso;
Ma quel riso moriva. Una perenne
Elegía di lamenti e di sospiri
L’onda gemea dell’Adige in misura
D’esequie. Al margin de la trista riva
Scellerati ranuncoli e solatri3
Stillanti di mortal filtro, fra loro
Mormoravan parole di congiura
Contro la vita. Dai pungenti ruschi,