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NOTE.
(1) L’isola di Cipro, altrimenti nominata Ceraste, dai promontorii a guisa di corna, Pafia, Salaminia, Amatusia, Citereia, Macaria, ossia beata, perchè feconda e ricca d’ogni bene, è lontana sessanta miglia dalle coste di Soría, trenta dalla Cilicia, trecento da Alessandria d’Egitto. — Popolata da Cetima prollipote di Noè — soggiogata da Nino assiro — rapita agli Assiri da Amasi re di Egitto — posseduta dagli Argivi — dai Fenici — spartita fra nove re, dei quali Agapenore fabbricatore del magnifico tempio dalle cento are, che Tacito celebrò. — Malarrivata sotto de’ Tolomei — conquistata dai Romani, e taglieggiata al solito e smunta, — Nella partizione del Romano Impero, quando il mondo, fra le tante altre belle cose, era diventato un podere diviso in tre padroni, toccata in sorte ad Antonio. Da costui donata, come si dona un vezzo, a Cleopatra in cambio di un sorriso. — Caduta nelle fiacche mani degl’imperadori d’Oriente. — Da Costantino governata a mezzo di duchi, fra cui Isacco Comneno, levatosi a tiranno. — Rapita al rapitore da Riccardo d’Inghilterra pel ragionevole motivo, che sbattuto da una burrasca gli fu niegata ospitalità. — Venduta, come una fattoria, ai cavalieri del Tempio — venne finalmente (1193) in potere, e retta, come Dio non vuole, dalla famiglia dei Lusignani — degni compaesani del duca di Atene — razza di Francia. La infelice isola beata, fra tristi e sopportabili, n’ebbe tanti da farne sedici re, — Aveano nell’impresa; pour loyauté maintenir, e furono pressochè tutti sleali. Aveano nello scudo: pour vant maintenir, e ve ne furono di prigioni, di schiavi, e splendidamente terminarono col bastardo Giacomo II. La bella vedova di costui, Caterina Cornaro, fu forzata a cederla spontaneamente alla Repubblica di Venezia sua affettuosa madre adottiva. Sotto la Serenissima passò abbastanza male ottantatrè anni — quando Selimo II per molte ragioni da conquistatore, la più fondata delle quali era che poco asceticamente gli piaceva il vin di Cipro, la volle sua; e l’ebbe; e tuttavia dai suoi po-