E la morte sorride all’infelice,
Cui ne la vita non riman che l’onta.
Va per le scale tenebrose, e i palchi
Trascorre Arnalda; in una scimitarra
Col piede inciampa, la raccoglie, e s’arma
Sente il marino aere sul fronte, e sbocca
Ne la corsia dei remiganti. In quella
Da la stiva irrompean ferocemente
I rivoltosi. — D’uno sparo il lampo
Illumina la tolda; e una confusa
Battaglia e i cento volti e la sinistra
Gioia e le pòse dell’avvinta ciurma
Un istante rischiara, e le paure
Più profonde rinnova e la tenèbra.
Vide la giovinetta, o fu delirio,
Supplice in ceppi un remador le palme
Tendere ad essa, e udì chiamarsi a nome
Come ne’ dì giocondi?
In un baleno
Ella ogni cosa indovinò: lanciossi
Sul galeotto e se lo strinse al core!
Novello lampo illumina la tolda,
E più cruda la mischia e più sinistro
Appare il ghigno de la serva turba:
E chi guardato in quell’istante avesse
Per la fila dei remi, avria veduto
Due crëature in un amplesso unite
E in un bacio d’amor. Ella disciolse
Nello dai nodi de la vil catena,
E congiunti pugnâr. Rade le scolte,
Atterriti i custodi, e la battaglia