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poemetto giovanile. 473

Del suo Rialto luminarie in festa....
E tu, Sposa del mare, affretta il riso,
Perchè pure per te, misera, vedo
Spuntar nell’avvenir le faticose
Giornate del dolore: affretta il riso,
Finchè non t’abbia l’Oceán reietta,
Infedele ad amplessi altri correndo.
Se un immortale ai talami t’assunse,
Immortale non sei! Tu che lo scettro
Rapivi a Cipro mia, tu che a sì dura
Agonía l’abbandoni.... e tu morrai
Abbandonata. — E scorderanno i regi
Le delizie dei giorni, allor che molle
Li banchettavi dentro all’aule d’oro,
Ospite insuperata: e a far più lieta
La voluttà di quelle itale notti,
Infioravi le gondole, e per l’acque
Illuminate misurando il remo
D’armonïose serenate al canto,
Soavemente li traevi ai balli
Intrecciati di maschere e d’amori.
Scorderanno le sacre ire del tuo
Lïone e il rugghio salvatore, allora
Che navigando lungamente solo
D’Orïente le perfide marine,
De la Croce vegliante angelo stette
Contro la Luna; e con la fulva chioma
D’ottomane saette irta rediva,
Ma vincitor, di monumenti e d’arme,
D’aromati e di fior carco, e di gloria
Italïana a la ducal maremma!
Flagel di Dio, scendeva un dì dall’Alpi
Il guidator de gli Unni, e la Paura