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466 arnalda di roca

La presenza d’Iddio?

                                      Ella depose
Sopra un guanciale un crocefisso d’oro
Che di strane tenea bende ravvolto.
E su le braccia mollemente a guisa
Di bambolo cullava. E a le cadenze
D’una mesta canzon del suo paese
Voluttüosa maritava i passi
D’una danza di Cipro. —
                                            E tutte l’altre
Pareano a quella gioia indifferenti.

     Ella seguía la danza e la canzone,
E un dolor pauroso uscía da quella
Vïolenta letizia; in fin che lassa
Mal traendo il respiro, entro le bende
Incespicava, e per morta cadea.

     Allor si mosse una gentil figura
A sollevarla con bontà pietosa;
Era Arnalda. — Seduta a lei d’accanto
Sull’origlier de’ suoi ginocchi il capo
Leggiadro ne depose. — Indi la mano
Tese a spïarne i palpiti del core:
E il core, or lento, or frettoloso, come
Dentro le spine de le sue memorie,
Intricato batteva. E meglio fòra
Che non battesse più: — “Povera Actea!
Povera pazza! Se non pur felice,
Fieramente felice, chè l’angoscia,
Come pietra scagliata in fondo al rio,
T’à intorbidato l’onda de la vita,