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poemetto giovanile. 461

Dentro al core dei placidi tramonti
Accanto a genïale anima scôrti
Dal limitar de la paterna casa.
E si rammenta la fidanza onesta
Dei colloqui animati, assiso ai freschi
Vesperi de la patria, ond’egli forse
S’allontana per sempre; in su la poppa
Posato del navil, versa nascoste
Lagrime amare sovra l’onda amara;
E intanto ode cantar dietro di lui
In una lingua che non è la sua.
Tale non è per quel che di catene
Improvvise fu cinto, e va prigione
A stranie prode, ove nessun l’aspetta,
Fuor che il fantasma de le sue sventure.
Sol libero del guardo, a la palomba,
Che trapassa veloce, a la rosata
Nube, che vola vèr la patria, affida
Un addio lagrimoso. — E questo, o bella
Dolorosa di Cipro, era il tuo fato.

     Per cento vele biancheggiante sega
L’Issico seno col favor del vento
La flotta de la Luna, e con le aurate
Punte s’avvia de le dipinte prore
Di Famagosta ai venerandi muri,
Dove un futuro martire l’attende.
Guizza rasente i solitari scogli
La fusta del corsal, dentro le macchie
Si nasconde di canna, e traditrice
Esce di notte a derubar pei lidi.
Sole nel seno di tranquilla baia
Specchiansi immote due galee nell’onda